CHIESA DI SANT'ANGELO (ora detta di
San Gottardo)
L'origine e la storia della chiesa di Sant'Angelo è
ricostruibile solo attraverso notizie storiche piuttosto
frammentarie e talora contraddittorie e ipotesi mosse
da alcuni storici dell'arte, che vengono qui riportate.
La notizia della consacrazione della chiesa di Sant'Angelo,
risale al giorno 8 gennaio 1329, nel primo documento del
I Processo: "Consacrazione della Chiesa di Sant'Angelo
di Asolo. Consacra Mons. Vescovo di Budua, Vic. Del Vescovo
di Treviso. La Chiesa di Sant'Angelo con tre altari e
cemeterio concedendo indulgenza di quaranta giorni a chi
confessato e comunicato la visiterà e farà
elemosina nel giorno di detta consacrazione, per tutta
l'Ottava, nell'Ottava della Resurrezione ac etiam in altri
tempi a chi confessato e pentito visiterà detti
altari. Acquisterà quaranta giorni d'indulgenza:
e questo in ciascuna ora, e tante volte quante la visiterà.
Dovendo le presenti durare in perpetuo." (ASVen,
CsAA, Catastico, p. 1).
Non esiste documentazione che indichi se la consacrazione
avvenne per la costruzione di una nuova chiesa o per il
restauro di una precedente. Tuttavia nel documento del
1768 che riporta notizie tratte "dall'Archivio de
PP.MM"si dice " L'anno 1255 fu in questa Chiesa
sepolto il Cadavere di S.Rainaldo o Arnaldo (così
chiamato) Padoano della Nobile Famiglia Catanei Abbate
di S. Giustina morto li 10 Febraro d'anni 70.." (ASVen,
Dep. Ad Pias Causas b. 58, p.108).
Questo sembra avvalorare l'ipotesi di una chiesa antecedente
la data di consacrazione documentata.
Al momento della consacrazione, la chiesa era costituita
da una sola navata con tre altari e cimitero. Secondo
lo storico dell'arte Giorgio Fossaluzza, l'antica titolazione
della chiesa a San Michele Arcangelo e il fatto che ci
fosse un cimitero, permette di ipotizzare l'esistenza
di una primitiva chiesa longobarda, antecedente l'arrivo
dei frati di San Francesco. S.Michele infatti, era il
protettore dei Longobardi e nella loro liturgia egli era
il pesatore delle anime dei defunti e per questo era uso
raffigurarlo nelle cappelle dei cimiteri. Gli ordini mendicanti
inoltre, avendo fatto voto di povertà, si stabilivano
spesso in luoghi nei quali sussisteva già una chiesa
o un oratorio. La presenza di San Francesco nelle Venezie
è documentata al 1220, ma non vi è nulla
che documenti la sua presenza ad Asolo. (Fossaluzza, 2003,
p.235)
Il 15 Ottobre 1461 il Cardinale Bessarione, Legato a latere
della Santa Sede nell'Impero Romano, da Venezia concedeva
delle indulgenze per la chiesa di Sant'Angelo ad Asolo.
La pergamena originale è in cattivo stato di conservazione.
(ASVen, CsAA, Processo n.7)
Notizie frammentarie circa le successive vicende della
chiesa, si ritrovano nei numerosi lasciti e donazioni
in base ai quali si possono ipotizzare alcune datazioni.
Nel 1467 Maria Bianco dispone, in un testamento olografo,
un lascito per la costruzione della cappella di San Giacomo
"che dicta cappella sia sponta fora de la giesia
da la parte de sora in verso lo monte" (Sartori,
1986, p.140), ma gli affreschi esistenti lungo la parete
nord sono datati al 1477, segno che a quell'epoca la parete
era ancora chiusa, ovvero priva delle aperture ad arco
fatte per accedere alla navata laterale aggiunta alla
chiesa ad una quota di pavimento leggermente superiore.
E' del 1518 la data degli affreschi lungo la parete di
fronte, segno dell'avvenuto ampliamento dell'edificio.
Da queste due date è possibile ipotizzare (Fossaluzza,
2003; Brusatin, 1992) che a sovrintendere ai lavori fosse
il Grazioli, impegnato negli stessi anni al rinnovamento
della chiesa di Santa Caterina ad Asolo e alla realizzazione
del palazzo e della chiesetta di Altivole, Questa ipotesi
troverebbe conferma nell'uguale schema compositivo delle
facciate delle tre chiese.
Non vi sono documenti attestanti la fondazione delle due
cappelline ora non più esistenti, che erano poste
ai lati dell'ingresso principale della chiesa, dedicate
a San Gottardo e San Bernardino, e di cui rimane oggi
un cospicuo apparato pittorico sulle pareti.
La cappella di San Gottardo viene menzionata in un documento
del 1466 mentre quella di San Bernardino è menzionata
nel 1502, ma la sua costruzione è di sicuro antecedente
a tale data (Sartori, 1986, p. 142).
Secondo il Fossaluzza queste cappelline dovevano presentare
le caratteristiche tipiche delle cappelle gotiche, con
copertura voltata a crociera impostata su archi a sesto
acuto, poggiante su due pareti della chiesa. Entrambe
avevano, in corrispondenza della controfacciata, due finestre
con sguanci affrecati che si aprivano al loro interno.
A seguito degli interventi sulla chiesa e sulla facciata
sovra citati, le aperture vennero tamponate e le cappelline
smantellate (Fossaluzza, 2003, p.236)
Nel 1581 i Frati supplicano la Comunità di un aiuto
per avere un nuovo organo nella Chiesa e la Comunità
acconsente con una donazione a questo scopo (ASVen, CsAA,
Processo 72)
Dalla visita di Mons. Cesare di Nores, vescovo di Parenzo
alla Chiesa di Sant'Angelo dei frati Minori conventuali
nell'anno 1584, sappiamo che oltre all'altare maggiore,
ornato da un tabernacolo in legno e pisside d'argento,
erano consacrati anche l'altare di San Gottardo, presso
il quale è eretta l'omonima confraternita, gli
altari di San Giacomo, San Rocco, San Lorenzo, Sant'Antonio
da Padova, San Francesco e della Madonna. Il Visitatore
impone che vengano rimossi gli altari di San Rocco e quello
di San Giacomo (un altare quindi, e non una cappella fu
l'esecuzione delle volontà testamentarie di Maria
Bianco) e impone altresì che la chiesa venga imbiancata,
coprendo così l'apparato pittorico che dovrà
attendere il 1912 per tornare alla luce (AVP, Visitationum,
Tarvisina, t. I, c. 289).
Nel 1529 venne stanziata una cifra non trascurabile per
la costruzione di un nuovo coro "a comodo dei frati"
(Sartori, 1986, p.144)
Nel 1597 il Preposto di Asolo Paolo Scandiuccio visita
la Chiesa ed il Convento e annota che "..la chiesa
resta ben servita et il choro frequentato et in summa
vivono quelli Padri fra essi pacificamente con molta charità
per il che tutto questo popolo ne resta molto edificato.."
(APP, reg. 10, p.243)
Nel 1656 i Frati di Sant'Angelo fanno erigere un muro
fuori dal sagrato per chiudere il detto sagrato (AST,
CsAA, Scuola di San Gottardo, libro Parti, c. 99v), mentre
nel 1664 deliberano di separare il sagrato dal non sagrato
con un muretto ed una scalinata, tuttora esistenti (AST,
CsAA, Scuola di San Gottardo, libro Parti, c.107v).
Nel secondo decennio del '700 la Chiesa viene sopraelevata
e adornata; le notizie provengono dai confratelli dell'omonima
scuola che registrano nel libro dei consigli che "i
padri conventuali innalzano la chiesa e avendola scoperchiata
senza avvisare nessuno, e caduta una grossa quantità
di pioggia, si è rischiato di rovinare i quadri
e quant'altro della scuola di San Gottardo". Due
anni dopo i lavori risultano ultimati (Sartori, 1986,
p.157).
Da un elenco del 1733 sappiamo che gli altari erano: San
Gottardo, San Francesco, Sant'Antonio, del Carmine e San
Lorenzo (ASVen, CsAA, Processo 63), mentre nel 1766 il
Padre guardiano M. Giuseppe Andreata dispone di erigere
un nuovo Altare Maggiore (AST, CsAA, Registro Consigli,
c.32v).
La grande devozione popolare per questa Chiesa non riguardava
la sola presenza della Confraternita di San Gottardo,
ma anche la venerazione per le reliquie qui custodite.
13 giugno1733: "Si fa nota come in questo giorno
Festività del Glorioso S. Antonio resta esposta
alla pubblica venerazione una reliquia di detto Glorioso
Santo, cioè alcune particelle dei suoi Ossi e resterà
da questo giorno conservata nel suo Altare in un decente
reliquiario da esser fabbricato per esser esposta ogni
giorno della detta solennità; quale Reliquia restò
li 20 maggio prossimamente passato donato a questa Chiesa
di S.Angelo dal Molto R.P.M. Francesco Antonio Razzolini
di questo Convento.." (AST, CsAA, Libro Consigli,
c. 11v).
E ancora il 4 agosto 1747: "Si fa nota come attrovandosi
in questa Chiesa diverse Reliquie de Santi, che per essere
per l'antichità mancanti delle sue autentiche,
perciò concorse la pietà di S.E. Ill.ma
e Rev.ma Vescovo Razzolini fu da esso colle proprie spese
autenticate e poste in quattro Reliquiari dorati e poscia
furono esposte alla pubblica adorazione a maggior culto
del Sig. e de suoi Santi." (AST, CsAA, Libro Consigli,
c.21v)
Nel 1742 fu fatta ingrandire la porta principale della
Chiesa e rinnovato, anch'esso più grande, l'organo
(AST, CsAA, Libro Consigli, c.18v).
Dopo la soppressione del Convento da parte della Repubblica
Veneta nel 1769, i frati abbandonarono anche la Chiesa
che venne acquistata dall'Abate Giovanni Colledani il
quale nel 1772 la cedette in custodia al clero diocesano
secolare, al Capitolo asolano.
Per oltre un secolo la chiesa cadde nell'oblio, fino al
1912 data in cui Monsignor Angelo Brugnoli, allora preposto
di Asolo, comincia una fitta corrispondenza con la Soprintendenza
di Venezia, cercando di salvare la chiesa dallo stato
di forte degrado. La chiesa era in condizioni statiche
disastrose, con cedimenti alle fondazioni che interessavano
sia la parete nord che quelle corrispondenti alla facciata
dove erano visibili distacchi di intonaci e in alcuni
tratti anche di muratura. Fu in quest'epoca che, sotto
lo spesso strato di scialbo staccatosi per l'umidità,
vennero alla luce gli affreschi occultati due secoli e
mezzo prima. (Lettera di Antonio Baggetto alla Soprintendenza
ai Monumenti, Venezia, Archivio S.B.A.P. Veneto Orientale)
Nel 1912 Max Ongaro, Soprintendente ai Monumenti di Venezia,
in una lettera inviata alla Soprintendenza, propone la
rimozione della cantoria e il trasporto dell'organo per
metter a vista gli affreschi ritrovati e "..da parte
mia dichiaro che la cantoria è priva di qualsiasi
valore d'arte". Nella stessa inoltre, egli rileva
l'esistenza di più strati di affreschi sulle murature
e suggerisce "se non convenga aprire le pagine di
quel libro trasportando gli strati inferiori".La
cantoria risulta rimossa già alla data del 6 novembre
1912, mentre si dovrà attendere il 1927 per ottenere
lo stanziamento dei fondi necessari al restauro degli
affreschi, e il 1964 perché gli affreschi strappati
dalla Soprintendenza facciano ritorno alla chiesa di San
Gottardo.
Per quanto riguarda le murature, da una lettera di Angelo
Brugnoli a Max Ongaro, in data 8 ottobre 1912, sappiamo
che "..il muro esterno della facciata, nella parte
antica, fu scrostato e furono in parte levata tutte le
lapidi e tutti i fori antichi furono messi in luce. Pur
troppo, meno le spalle, il muro è di sasso e quindi
debolissimo, e il nostro Ing. Pasqualini ha creduto bene
di farlo irrobustire, sempre però conservando quello
che esiste del vecchio. (..) Non abbiamo ancora potuto
fare gli scavi di assaggio, ma sarà mio dovere
tenere informata la S.V. Ill.ma. Terminati i lavori di
consolidamento noi ci arrestiamo."
Dalle fotografie del 1959 depositate presso l'archivio
della Soprintendenza di Venezia (Archivio Fotografico
S.B.A.P. Veneto Orientale) è visibile la cantoria,
poi rimossa, su entrambe le pareti lunghe della navata
principale; sulla parete di destra, oltre ad un cospicuo
numero di lapidi ed iscrizioni ora rimosse. Sulla parete
nord della navata laterale si trovava la cappella di San
Lorenzo, già caduta in abbandono e utilizzata come
ripostiglio nel 1774 (L. Guerra, Memorie de' vescovi,
preposti, sacristi.., vol.III, APA) e infine demolita.
Al suo posto è stato collocato l'altare dorato
della Mdonna, al di sopra del quale una lapide ricorda
la cappella demolita. La pala di San Lorenzo che era parte
dell'altare è attualmente conservata nel Duomo
di Asolo. |
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